Le due barbe più famose del web in un’intervista doppia fiume, un esperto di Comunicazione si confronta con un esperto di strategie di Social Marketing. Stiamo parlando di Ivano Eberini (@ivanoeberini) e Nicola Carmignani (@nicolacarmignani) che ringrazio per la collaborazione.
1) Nome
IVANO: Ivano Eberini.
NICOLA: Nicola.
2) Età?
IVANO: 44
NICOLA: 36
3) Di dove sei?
IVANO: Sesto San Giovanni. Quando ero bambino la chiamavano la Stalingrado d’Italia.
NICOLA: Pisa.
4) Nick Instagram?
IVANO: @ivanoeberini
NICOLA: @nicolacarmignani
5) Quando è nata la tua passione per Instagram?
IVANO: Poco dopo la pubblicazione dell’app per iPhone. Ho avuto per qualche anno un account anonimo, attraverso cui studiavo le reazioni delle persone.
NICOLA: Credo fin dal primo scatto condiviso. Era novembre 2010, scopro per caso l’app, la installo, inquadro la macchinetta del caffè durante la pausa lavoro e pubblico la foto con tanto di filtro e cornice. Da quel momento è stato amore ed evoluzione allo stesso tempo. Non mi piace cancellare nessuna delle foto che pubblico proprio per non eliminare la storia di quella che considero la mia vera e propria memoria fotografica. Ognuna delle foto pubblicate è un sentimento provato. In questo modo li ricordo tutti, belli e brutti.
6) Quante volte usi Instagram ogni giorno?
IVANO: Dipende da quello che ho da fare. Alcuni giorni, più volte al dì; altri, per nulla. Nonostante abbia una passione per la comunicazione e per i risvolti sociologici e umani dei social network, non sono per me uno strumento di lavoro e sono abbastanza adulto (anziano non si dice, vero?) da non dimenticare mai che prima ci sono le persone che popolano la mia vita materiale, le persone di cui prendermi cura e a cui dedicare le mie attenzioni. I social vanno bene nei ritagli di tempo e comunque cerco di usarli sempre in maniera critica.
NICOLA: E chi le conta? Ok, diciamo “spesso” anche se in realtà è l’app più in esecuzione sul mio telefono. Ovviamente tutto dipende dagli impegni della giornata: se ho molte cose da fare e non posso aprire Instagram, appena ho un momento libero o prima di andare a letto, mi guardo cosa mi sono perso nello stream durante la giornata o mi dedico alle risposte dei commenti: essendo un social network, adoro molto l’interazione anche su Instagram.
7) Scatti solo con Smartphone o anche con Mirrorless o Reflex?
IVANO: Fotografo soltanto con iPhone. Li ho avuti tutti dal 3G in poi. Sono rimasto legato all’idea che Instagram è nato come strumento di condivisione di scatti ‘instant’. Le fotografie non escono mai dall’iPhone. Passano da programmi di editing mobile e poi le pubblico. Continuo comunque a preferire le parole alle immagini. Su Instagram mi sento sempre come se stessi dormendo in hotel, fuori dal mio letto e dalla mia casa.
NICOLA: Sono tanto incuriosito e tentato di comprarmi una Mirrorless, vorrei tanto imparare a usare la mia vecchia Reflex, ma la realtà è che sono pigro per portarmi dietro l’attrezzatura. Al contrario, il telefono è sempre in tasca e la camera non è così malvagia… ecco fatto: scatto al 99,9% con il telefono, anche se (soltanto) una foto della mia gallery su Instagram è stata scattata con la Reflex.
8) Che programmi o App usi per la postproduzione delle immagini?
IVANO: Quasi esclusivamente VSCO, perché l’editing e i preset di quest’app mi sembrano poco invasivi. Mi rendo conto che ad un fotografo professionista questa frase susciterà come minimo un sorrisetto, ma quasi non considero i post di Instagram come espressione fotografica. Ogni tanto faccio sparire qualcuno o qualcosa con Retouch, ma capita davvero di rado. Quello che c’è nell’immagine, di solito, mi piace che resti lì.
NICOLA: Da early-user, ho attraversato diverse mode su Instagram: dalle foto contrastate al massimo, all’HDR-mania, passando per i filtri orrendi (come il Kelvin, che oggi non esiste più). Anche per le app sono “evoluto” passando dalle primissime a, principalmente, VSCOcam con rari passaggi su Snapseed o il noise reduction di PS Express. Ogni tanto utilizzo SKRWT per aggiustare le prospettive o Retouch per “togliere” qualche cavo elettrico di troppo.
9) Cosa ne pensi dell’evoluzione che ha avuto Instagram negli ultimi anni? (es. introduzione video, foto in 16:9, advertising)
IVANO: È un’evoluzione assolutamente attesa. Da gallery fotografica, Instagram è diventato un social network atipico. L’engagement è difficile. I commenti più diffusi sono fatti di emoji o di pochissime parole, ripetute per quasi ogni post. Quella che mi colpisce di più è ‘geniale’. In italiano ‘geniale’ ha un senso assoluto. È geniale uno che scopre una cura per il cancro o vince un premio Nobel. ‘Geniale’ è la parola che in italiano si usa per i genî, per le persone intelligenti che superano imprese epiche. Però nei paesi francofoni ‘génial’ si usa praticamente per tutto, anche per definire una buona panna cotta.
I video non mi piacciono: ne pubblico pochissimi e non ne guardo praticamente nessuno, ma era indubbio che Facebook, dopo l’acquisizione, avrebbe puntato anche su questo. Le pubblicità… su Instagram si è sempre fatta, prevalentemente in una forma che mi ricorda quella dei blogger quando ancora i social network non esistevano. L’azienda regala il prodotto e l’instagramer inserisce il ‘dono’, in maniera più o meno esplicita e raffinata, nei propri scatti e nel proprio stream. Questo genere di pubblicità, che si presenta come meno invasiva di quella dei media classici, è solitamente ben tollerata dai follower e porta diversi benefici all’azienda che decida di seguire una strategia come questa. Avete provato cercare su Instagram l’hashtag #danielwellington?
Ci sono mezzo milione di fotografie di orologi e tutte esaltano le caratteristiche positive del prodotto. Sono due anni abbondanti che Instagram/Facebook cerca di convincere chi si occupa di marketing che la possibilità di sponsorizzare post, attraverso la piattaforma Facebook Ads, sarà uno strumento potente e positivo. Dal 2013 ci sono campagne pilota, condotte in stretta collaborazione tra Instagram e una decina di brand estremamente popolari. Si è addirittura parlato di linee guida per gli scatti pubblicitari. Da pochi giorni è ufficialmente aperta (anche se non per tutti) la possibilità di fare post sponsorizzati su Instagram. Ho visto foto decisamente brutte, anche se qui non abbiamo spazio per parlarne dal punto di vista approfondito e in termini di comunicazione, ma – soprattutto – ho visto dei commenti molto negativi, scurrili, caratterizzati da un linguaggio violento e spiacevole, che sono più abituato vedere su Twitter e in parte su Facebook, ma molto poco su Instagram.
Al momento gli ads non mi piacciono, perché vengono percepiti come estranei allo stream di Instagram, anche a causa di alcune scelte stilistiche poco felici. Non credo che consiglierei ad un’azienda di usare questo strumento, ma è ovvio che ogni strategia comunicativa andrebbe analizzata caso per caso.
NICOLA: Vivendo quotidianamente Instagram da molto tempo, sia in termini personali che professionali, sto ultimamente focalizzando maggiormente la mia attenzione su aspetti comunicativi del mezzo, piuttosto che sulle feature rilasciate. Sì, è molto interessante che oltre alle immagini quadrate sia stata data la possibilità di pubblicare foto panoramiche o ritratti verticali, oppure che i più creativi possano divertirsi con video spettacolari, seppur di pochi secondi, ma il mio interesse adesso è riversato nei confronti di un paradigma di linguaggio e interazione che nasce, evolve e si sviluppa attorno alle foto e alle didascalie.
Penso che Instagram sia oggi un vero e proprio mezzo di comunicazione che nasce dal basso. Senza considerare alcuni estremismi, alle persone piace mostrare la propria vita quotidiana attraverso la condivisione di immagini. Questo non è soltanto una forma di narcisismo, ma un canale attraverso il quale sviluppare un senso di appartenenza e anche di amicizia. Perché proprio attraverso le immagini, spesso si riesce a entrare nei sentimenti delle persone. A me questo aspetto piace molto, così come ossevare come evolvono le mode (salti, colazioni dall’alto, ecc.) oppure quali sono le reazioni delle persone alle recenti foto sponsorizzate che Instagram ha attivato in Italia.
Chissà come cambieranno, intanto continuo a interessarmene.
10) A parte il multiaccount, cosa vorresti veder implementato nella app?
IVANO: Cultura, intelligenza e creatività. Per ora ne vedo poca, ma sono tendenzialmente un filantropo.
NICOLA: Una gestione multiaccount sarebbe comoda. Così come un pannello analytics, ma anche i link cliccabili, una migliore gestione copia-incolla oppure la possibilità di programmare le foto. Queste cose sono utili per chi lavora con Instagram così come con altro social media. In realtà ti dirò: spero non sia mai implementata o sviluppata in modo “serio” la pubblicazione da web proprio perché adoro la caratteristica mobile di Instagram.
Francesco Mattucci (@iena70)